Noemi
Haulternative: storie d'amore per un armadio sostenibile.
Scambiati, presi in prestito, noleggiati, comprati di seconda mano, vintage… quanti modi per avere un armadio sostenibile che rifletta la mia personalità e i miei valori!
Ho deciso di fare un piccolo haulternative autunno-inverno di alcuni dei vestiti che ho portato a Dublino.
Disclaimer: probabilmente non sono la persona più adatta a scrivere questo genere di post in quanto la moda non mi è mai interessata e il mio stile è molto semplice, ma vi assicuro che le possibilità sono infinite.
Prima di iniziare due parole su…
Cos’è un haulternative?
Molti di voi saranno già a conoscenza del termine “haul”, ossia un post o un video in cui i content creator mostrano ai followers i prodotti che hanno appena comprato, spesso dalle catene di fast fashion o di altri brand non-sostenibili.
La fast fashion (moda veloce) è tra le industrie più inquinanti al mondo e responsabile della violazione dei diritti umani. Dopo il crollo del Rana Plaza avvenuto il 24 aprile 2013, l’opinione pubblica ha iniziato a mettere in discussione questo modello di produzione. Il Rana Plaza era un edificio in Bangladesh dove si producevano vestiti per famose catene fast fashion e nel cui crollo sono morti più di 1100 lavoratori e feriti circa 2500. È nata così la Fashion Revolution, un movimento di moda sostenibile che si pone come alternativa al fast fashion.
(In attesa di un post interamente dedicato alla fast fashion, vi invito a guardare il documentario “The True Cost” per saperne di più.)
Un haulternative è un post o video in cui, invece di mostrare i nuovi acquisti, si raccontano le storie dei capi che si possiedono per promuovere la moda sostenibile.
Ma quali alternative abbiamo alla fast fashion?
Shop your wardrobe! Quindi, usare il più possibile ciò che abbiamo già nell'armadio.
Riparare i capi rotti.
Se sapete cucire, potete riutilizzare la stoffa o modificare un vecchio capo per crearne uno nuovo.
Scambiare i vostri vestiti con parenti e amici o partecipare a uno swap party.
Prendere in prestito o noleggiare abiti formali se sapete già che li metterete per una sola occasione.
Comprare usato, vintage o da marchi di moda sostenibile.
Tutti i vestiti che vi sto per mostrare hanno una storia: scrivendo questo post mi sono resa conto che tutti sono legati a un momento speciale della mia vita, a un ricordo, un posto o un’esperienza... È proprio questa la bellezza della moda sostenibile: non sono capi presi d’impulso in un negozio come tanti, ma hanno una storia da raccontare.
1) Seconda mano (charity shop)

Nonostante abbia sempre avuto nell’armadio qualche vestito appartenuto ai miei cugini più grandi o rubati dall’armadio di mia mamma, ho scoperto il meraviglioso mondo dell’usato soltanto durante il mio Erasmus in Inghilterra, ancora prima di iniziare il mio percorso di sostenibilità.
Era la prima volta che entravo in un charity shop, non sapevo bene cosa aspettarmi… Tra mille vestiti, noto questo maglioncino beige: me ne sono innamorata. È ancora nel mio armadio e ogni volta che lo indosso mi ricordo di quella giornata di pioggia in Erasmus.
2) Seconda mano (charity shop)
Anche questa maglietta è legata a un bellissimo ricordo: era il mio primo giorno di volontariato nel charity shop di Lancaster e, mentre stavo riordinando le nuove donazioni sono rimasta colpita da questo splendido color corallo. Un po’ impacciatamente, ho chiesto alla mia collega se potessi provarlo e… basta, mi ha conquistato! (Leggete la mia esperienza come volontaria qui!)

3) Scambiato
A dirvi la verità, se avessi visto questo vestito in negozio, non credo lo avrei comprato. È capitato nel mio guardaroba un po’ per caso: una mia coinquilina non lo usava più e mi ha chiesto se lo volessi provare. Sorprendentemente, quando lo indosso mi sento una donna in carriera. Per sdebitarmi, le ho regalato una maglietta che mi stava troppo piccola, ma che a lei calzava a pennello.

Non vedo l’ora che finisca la quarantena per partecipare a uno swap party!
4) Vintage
Sono una fan dei jeans, li metterei tutto l’anno. Questi Levi’s sono anche l’unico pezzo vintage che possiedo, ma per me sono speciali perché li ho comprati a Genova da Retrovita, un negozio specializzato dove mi ha portato Margherita, che avete già conosciuto perché ospite del primo Erasmus Stories in Irlanda. Ogni volta che li metto, mi ricordo di quel pomeriggio spensierato a Genova, in compagnia della mia amica e della sua risata.

5) Marchio di moda sostenibile
Cosa regalare a un’appassionata di sostenibilità come me? A confermare che mi conosce bene, il mio ragazzo mi ha regalato questa maglietta a tema marinaresco di Grown.ie, un marchio di moda sostenibile irlandese. In cotone biologico, stampato a mano in Irlanda, per ogni maglietta venduta Grown.ie pianta un albero sul suolo irlandese.

In realtà ho ben due alberi in Irlanda, quello della maglietta più uno donato dal mio ragazzo. Sulla cartolina, il team di Grown.ie ha messo le coordinate di dove è stato piantato!
6) Shop your wardrobe!
Dov’è scritto che dobbiamo comprare un vestito nuovo per ogni occasione? Prima di interessarmi alla moda sostenibile, ho comprato bellissimo vestito rosso per la mia laurea triennale. Quando è venuto il momento di pensare a cosa mettermi per la cerimonia della laurea magistrale, non ho avuto dubbi: avrei rimesso lo stesso vestito! Da lì, ho cercato di sfruttarlo al meglio per altri eventi importanti: lauree di parenti e amici, cene natalizie, e così via.

Ecco, queste erano le mie sei storie d’amore di capi sostenibili. La quarantena non mi ha permesso di fare foto artistiche, ma spero che il messaggio sia stato apprezzato!
Siete anche voi interessati a partecipare alla Fashion Revolution? Allora vi lancio questa sfida: aprite l’armadio e cercate un capo d’abbigliamento che adorate e che rientra in almeno una delle categorie che ho elencato prima (es. vintage). Poi raccontate la sua storia su IG e taggatemi. Non vedo l’ora di vedere i vostri bellissimi vestiti <3