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Erasmus Stories – Terza puntata: l’Erasmus a Erlangen (Germania) di Serena

Aggiornamento: 17 giu 2020

Siamo giunti alla terza puntata di Erasmus Stories e sono contenta di scoprire Erlangen grazie a Serena, una mia carissima amica ed ex-compagna di studi. Come sempre, lascio la parola alla nostra ospite per presentarsi.


Mi chiamo Serena e ho 25 anni. Ora sono una traduttrice freelance e ai tempi dell’Erasmus frequentavo il corso di laurea triennale in Mediazione Interlinguistica all’Università di Genova. Siccome le mie lingue di specializzazione sono inglese e tedesco, all’epoca avevo scelto la Germania per il mio soggiorno.


1) Ecco, spiegaci meglio come sei finita a Erlangen!


Allora, sapevo di voler andare in Germania perché, sebbene avessi studiato tedesco anche per tutte le superiori, rispetto all’inglese l’ho sempre sentita come la mia lingua meno forte. In realtà, sarei voluta andare ad Amburgo perché mi piacciono le metropoli ed ero attratta dalla città. Purtroppo, i corsi ad Amburgo vertevano di più sulle materie scientifiche, che non sono proprio il mio forte. Così, basandomi sui corsi offerti, Erlangen è stata la mia prima scelta perché c’era il corso di traduzione italiano-tedesco e tedesco-italiano. Con il senno di poi, anche Vienna sarebbe stata una valida alternativa e avrebbe offerto più attività e agevolazioni per studenti.


2) Cosa ti aspettavi da questo Erasmus?


Dal punto di vista umano, sapendo di non andare appunto in una città spagnola sul mare, sia conoscendomi come personalità, non mi aspettavo le feste pazze magari tipiche dei soggiorni Erasmus di altri miei coetanei. Quello che sicuramente mi aspettavo era di diventare più indipendente, di sbrigarmi le cose da sola e di migliorare la lingua, dato che si dice sempre che per conoscere a fondo una lingua bisogna vivere nel paese in cui si parla.


3) Come ti sentivi prima della partenza?


Avendo avuto l’ultima sessione di esami molto intensa, durata da maggio a fine luglio, ho avuto un crollo emotivo mentre stavo finendo gli esami. Avevo cominciato a “impanicarmi” per il fatto che mi sarebbero mancati i miei amici, la mia città, i miei cari, il mio gatto... Tutto questo subbuglio interiore lo stavo vivendo a luglio, ma già da agosto ho iniziato a vedere la partenza in modo più razionale. Diciamo che tutta la tensione tipica del pre-partenza l’ho avuta in concomitanza con gli esami e poi mi sono rilassata.



4) Che opzione hai scelto come alloggio?


Ho scelto un appartamento da sola. Abitavo al piano terra di uno dei tanti studentati presenti nella via. So che può sembrare una scelta impopolare, ma, per come sono fatta io, ho preferito vivere da sola nei miei fantastici 18 metri quadrati. Sono stata fortunata perché nel mio edificio c’era la lavanderia, mentre alcune mie compagne di corso abitavano in studentati senza lavatrici, quindi dovevano portare sacchi di vestiti nel mio edificio con la neve e con la pioggia.


5) Qual è stato il più grande shock culturale?


Non ho avuto shock culturali negativi, ma ci sono alcune abitudini che sono diverse dall’Italia. Per esempio, mi ha colpito la grande importanza che danno alla raccolta differenziata: mentre noi abbiamo solo una campana per il vetro, a Erlangen lo differenziano in base al colore.


Dato che ho iniziato a cucinare da sola, molti ingredienti che in Italia sono reperibili in qualsiasi supermercato, lì sono difficili da trovare, come il basilico o il pecorino. Magari dovevo fare chilometri a piedi per trovare l’unico negozio che li vendesse. Parlando di supermercati, in Italia siamo abituati che sì, per buon senso alla cassa cerchi di fare in fretta a mettere gli acquisti nei sacchetti, mentre in Germania non hai il tempo di organizzare la spesa sul momento perché devi spostare gli articoli nei banconi oltre le casse. Solo dopo aver pagato puoi mettere tutto nei sacchetti. Insomma, devi essere velocissimo e questo mi metteva un po’ ansia.


I trasporti in Germania sono molto più cari rispetto all’Italia, anche se ci sono agevolazioni per gli studenti. Però a Erlangen è facile muoversi a piedi o in bici. Una differenza importante da tenere a mente è questa: mentre a Genova i biglietti del bus durano per tot minuti e si possono usare su tutta la rete di trasporti, a Erlangen il biglietto è valido solo per andare in una direzione, quindi per tornare indietro te ne serve un altro. Per carità, i bus sono efficienti e puliti, ma questo sistema mi aveva lasciato spiazzata inizialmente. Inoltre, il silenzio sui mezzi pubblici mi aveva fatto un po’ impressione, dato che sono abituata a sentire un chiacchiericcio di sottofondo sull’autobus.


6) Parlando di università, cosa ti è piaciuto di più e cosa meno?


Innanzitutto, devo dire che la struttura universitaria della mia facoltà era molto moderna e pulita. A Erlangen non c’è un campus, ma è tutto molto vicino: c’è una strada con gli studentati e le facoltà sono sparse per la cittadina.


Università di Erlangen
Università di Erlangen

Dell’esperienza universitaria in sé mi è piaciuta l’importanza che si dà alle pause programmate. Mi spiego meglio: nessuno esce o entra durante quei 30 minuti di lezione, però poi si fa una pausa dove si aprono le finestre per cambiare l’aria, ci si stira e così via. Non che non facessimo pause in Italia, ma lì c’è un’attenzione diversa.


Mi è anche piaciuto il fatto che io e le mie compagne di Genova avessimo avuto uno scambio con gli studenti di italiano lì: ci hanno messo in coppia a fare delle attività in cui ci correggevamo a vicenda. Mi era sembrato così strano incontrare delle persone che volessero studiare italiano come seconda lingua!


So che è molto specifico alla mia esperienza, ma non mi è piaciuto l’esame di economia. I contenuti erano molto più facili rispetto all’esame che avrei dovuto dare a Genova e, quando io e le mie compagne abbiamo chiesto del materiale per prepararci all’esame, ci è stato detto di basarci solo sugli appunti. Sempre parlando di esami, ho anche dato corrispondenza commerciale, che era fatta molto bene e i professori hanno fornito dei fascicoli su cui studiare.


7) L’università ha organizzato eventi per gli studenti Erasmus?


Ho impresso l’evento di benvenuto dove ci hanno regalato la tazza dell’università e ci hanno offerto un rinfresco. Durante il semestre hanno organizzato alcune gite ai mercatini di Natale e paesini limitrofi, che sono state un’occasione per conoscere altri studenti Erasmus, anche se in pratica eravamo solo italiani e spagnoli. Non ricordo altri eventi organizzati direttamente dall’università, ma gli studentati stessi creavano eventi a cui partecipare.


8) Come passavi il tempo libero?


Di mio sono abbastanza casalinga, quindi passavo il tempo a sperimentare in cucina, andavo al cinema, leggevo, guardavo serie su Netflix… È stato bellissimo avere accesso al catalogo Netflix tedesco!


9) Hai partecipato ad altre attività mentre eri in Erasmus?


Ho avuto le mie prime due esperienze lavorative come hostess/interprete al centro congressi di Norimberga. La prima era la fiera della pressofusione, quindi mi sono messa a studiare i termini tecnici della fusione dei metalli in tedesco, francese e inglese. Invece la seconda fiera era sul cibo e cosmesi biologici. So che può sembrare patetico, ma la fiera del biologico è stata un’esperienza molto importante per me perché è proprio in quel periodo che mi sono avvicinata sempre di più ai temi della sostenibilità e della dieta vegetale. Per la prima fiera, ho trovato lavoro tramite un’agenzia, mentre per il secondo evento ho cercato l’elenco degli espositori e ho mandato la mia candidatura direttamente a loro. Sono contenta di avere fatto queste esperienze perché negli anni successivi all’Erasmus ho avuto modo di essere contattata nuovamente per lavorare a queste fiere.


Ho anche partecipato a uno swap party allestito da alcune ragazze che ho conosciuto lì. Non avevo mai sentito parlare di swap party prima, è stato divertente: i partecipanti hanno portato dei vestiti che non mettevano più per scambiarceli. Purtroppo, io non ho potuto contribuire perché ero partita con il minimo indispensabile, ma ho comunque potuto portare a casa alcuni bei vestiti.


10) Hai avuto qualche episodio spiacevole in Erasmus?


Sì, ho perso il cellulare. E tu dici: “Può succedere”, ma se sei lontana da parenti e amici è brutto perché non sai a chi rivolgerti; non sapevo neanche dove fosse la polizia. È andata così: alcuni amici sono venuti a prendermi in macchina, io sono salita pensando di avere messo il cellulare in tasca, che invece è caduto per terra. Purtroppo, me ne sono accorta solo una volta arrivata a casa loro. È stata un’avventura: usando il Wi-Fi dei miei amici, ho fatto tutti gli screenshot con il tablet per capire come raggiungere la stazione di polizia. Quindi, questa indipendenza tanto decantata si è concretizzata nell’andare a fare una denuncia di smarrimento in tedesco.


Ma la cosa carina è stata il ritrovamento. Il giorno dopo ho messo dei cartelli in tedesco e inglese per strada scritti a penna che dicevano: “Sono una studentessa Erasmus, ho perso il cellulare. Se lo trovate, per favore riportatemelo a questo indirizzo”. Passa il fine settimana e nessuna notizia. Siccome mi ero arresa all’idea che l’avessi perso per sempre, sono andata al centro commerciale per prenderne uno nuovo. Una volta a casa, comincio a preparare la pasta panna e salvia e, mentre il cellulare nuovo si stava configurando, bussano alla porta. Apro e un ragazzo alto con i capelli rossi mi tende il cellulare. Impacciatamente, con la padella in mano, prendo il cellulare e riesco solo a dire “grazie” prima di chiudergli la porta in faccia. Mi sono immediatamente sentita in colpa per non averlo ringraziato come meritava, così ho scritto un altro biglietto dicendo: “Al ragazzo che mi ha riportato il cellulare, scusami, mi hai preso in contropiede, non sapevo bene cosa dire, ma grazie!”.


11) Cosa ti è piaciuto maggiormente di Erlangen e cosa meno?


È difficile sapere se alcune cose le attribuisci al fatto che sei da sola o perché sei in un paese straniero. Ho sofferto un po’ il clima tedesco: anche se in genere non patisco il freddo, -12 gradi si facevano sentire certi giorni. Per fortuna si trattava di un freddo secco, senza il vento tipico di Genova. Forse legato al clima, a Erlangen i negozi e il centro commerciale chiudevano alle 7, anche nel fine settimana, e mi chiedevo: “Ma la gente che vuole cenare fuori, come fa?”. Nonostante mi tenessi occupata, a volte risentivo un po’ della mancanza di attività.


Erlangen in inverno
Erlangen in inverno

Detto ciò, mi è piaciuta la possibilità di avere posti tranquilli al verde per leggere e riposare. Erlangen è a misura di studente e devo dire che è estremamente ben servita. Inoltre, ho sempre trovato persone gentili, anche se magari un po’ silenziose. In generale, mi piaceva molto fare passeggiate per il paesino. Anche se a Erlangen c’era solo una via con dei negozi e delle case (dunque niente a che vedere con i grandi monumenti storici a cui ero abituata in Italia), adesso mi ritrovo a pensarci con affetto. Anche se Genova è l’unico posto che sento veramente casa, a Erlangen avevo sviluppato delle routine e dei posti che mi piacevano, quindi la ricordo con affetto e mi farebbe piacere ritornarci.


12) Quali altri posti hai visitato?


Street Art a Berlino
Street Art a Berlino

Ho approfittato dell’Erasmus per fare due viaggi da sola, prima a Berlino e poi a Praga. Sono andata a Berlino con il Flixbus e sono stata lì per due notti. Oltre ai classici musei, a Berlino ho partecipato a uno street art tour. Penso che a Berlino si viva molto bene, perché è ben servita e ci sono tante cose da fare, ma devo ammettere che non mi ha colpito tanto quanto altre città europee tipo Londra. Sempre con il Flixbus, sono andata a Praga dopo Natale. L’ho trovata molto suggestiva e mi piacerebbe tornarci per visitarla meglio dato che sono stata solo una notte. Diciamo che Berlino mi è piaciuta da un livello pratico, mentre Praga mi è piaciuta di più dal punto di vista estetico.




Sono anche stata a Monaco per il concerto degli Hurts il giorno prima del mio ritorno a Genova. Avevo già visitato Monaco e devo ammettere che la prima volta non mi aveva entusiasmato molto… Ma dopo sei mesi a Erlangen l’ho decisamente rivalutata!


Con l’università ho visitato molti paesini vicino a Erlangen in occasione dei mercatini di Natale, tra cui Bamberga. La stessa Norimberga, vicinissima a Erlangen, si popola di banchetti per Natale. Norimberga è carina, è un borghetto con un proprio centro storico, il laghetto, tutto in pietra e legno.



Praga
Praga

13) È stato facile stringere amicizie?


Conoscendomi, sapevo già prima della partenza che sviluppo i legami di amicizia molto lentamente. Però mi sono resa conto che, giunto il momento di tornare a casa, avrei voluto rimanere di più per approfondire alcune amicizie. Secondo me sei mesi sono troppo pochi per sviluppare legami profondi. Essendo religiosa, ho legato con i ragazzi della mia congregazione, che incontravo settimanalmente sia a Erlangen che a Norimberga, e con alcuni di loro ci siamo rivisti gli anni successivi quando sono tornata a Norimberga per lavorare alle fiere.


Norimberga
Norimberga

Una cosa carina che vorrei raccontare è che i miei amici di Genova prima della partenza mi avevano dato sei pacchetti regalo da portare a Erlangen, ognuno con l’etichetta del mese in cui sarei stata via. In questo modo, ogni mese avevo un regalino da aprire e sentivo la loro vicinanza.


14) Cosa hai imparato durante questo periodo all’estero?


Ho imparato a fare le faccende di casa come cucinare, fare la lavatrice, sbrinare il frigo e mettere le zanzariere. Ho notato che sono diventata più intraprendente: dato che in Erasmus non puoi fare affidamento su genitori o conoscenti, ti devi sbattere. Essendo timida, all’inizio facevo un po’ fatica a chiedere informazioni alle persone, ma ho notato che una volta tornata in Italia ho mantenuto questo atteggiamento più aperto, propositivo. Per dire, a Erlangen sono andata in giro nei negozi a chiedere se avessero scatoloni da darmi per il trasloco, cosa che magari prima mi sarei vergognata a fare. Un altro esempio è stato chiedere informazioni per strada quando non trovavo la stazione di polizia per fare la denuncia. Sono tutte cose che ora non ho problemi a fare, ma che prima dell’Erasmus mi mettevano agitazione.


Berlino: una torre idrica convertita in appartamenti
Berlino: una torre idrica convertita in appartamenti

15) Ti è mai mancata casa? In particolare, cosa ti mancava dell’Italia?


A parte amici, famiglia e il mio gatto, mi è mancato proprio il fatto di vivere in una grande città. Genova è una città molto variegata, con un grande centro storico. Una cosa che mi aveva lasciata perplessa, e su cui non avevo mai riflettuto, è proprio come è strutturata Genova, con tutti i suoi dislivelli, tra montagna e mare. In Germania era tutto piatto, si vedeva una distesa di case alla stessa altezza. Inoltre, sebbene non sia un’amante della spiaggia, mi è mancato molto il mare, anche solo vederlo all’orizzonte. A Erlangen non c’era niente che mi mancasse a livello di necessità, ma non mi veniva da dire: “Faccio un giro lì perché mi piace l’architettura in quella zona”.


Sorprendentemente non ti dico che mi è mancato il cibo perché ho imparato a cucinare. Poi ovvio, una volta tornata in Italia mi hanno presentato pesto, trofie, lasagne, tiramisù e sono stati ben accetti.


16) Cosa ti manca della Germania?


Mi mancano certe routine che mi ero creata: quell’angolino della libreria dove leggevo mentre mangiavo un muffin, le passeggiate nel verde. Parlando di cibo, la varietà di dolci mi è rimasta nel cuore, in particolare dei krapfen. Ce ne sono di tutti i gusti: alla tequila, al lampone, al Baileys... E mi sono innamorata del succo di mela tedesco!



Mi è piaciuto molto vivere da sola e di essere responsabile del mio appartamentino. Insomma, sono fiera di essere riuscita a sopravvivere da sola in Germania.


17) Che consiglio daresti a una persona intenzionata a fare l’Erasmus a Erlangen?


Se sei una persona che cerca la tipica esperienza Erasmus con feste ogni sera, forse Erlangen non è il posto più indicato, anche se altri studenti Erasmus più estroversi di me si sono comunque divertiti perché hanno creato il loro gruppo di amici con cui fare baldoria. Dipende un po’ da come sei. Dal punto di vista accademico sono molta soddisfatta e risceglierei l’università di Erlangen. Consiglierei di pensare alle proprie priorità: se sei uno studente in cerca di un’esperienza tranquilla, Erlangen potrebbe essere il posto giusto; mentre se sei una persona dinamica e attiva, potresti puntare su una grande città come Vienna.


Un consiglio per tutti: se potete, prolungate il soggiorno. Durante i primi sei mesi potreste avere una crisi mistica e voler tornare a casa, ma passato quel momento non vorrete più tornare indietro. L’Erasmus può portare momenti di sconforto, ma una volta finita l’esperienza, vorresti ripartire subito. Io stessa mi sono goduta le prime due settimane a Genova, ma poi mi è venuta voglia di ripartire. Da tenere in conto è la possibilità di ripartire per un Erasmus Traineeship dopo la laurea, che avrei sicuramente fatto se lo avessi saputo.


Serena ti ringrazio per aver raccontato la tua esperienza a Erlangen, vorrei andare in Germania solo per assaggiare quei meravigliosi krapfen!


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Tutte le foto presenti in questo post sono di Serena.

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