Noemi
Erasmus Stories – Seconda puntata: l’Erasmus a Malaga (Spagna) di Martina
Aggiornamento: 23 giu 2020
Per la seconda puntata di Erasmus Stories, ci spostiamo in Spagna in compagnia di Martina, una mia ex-compagna di studi e cara amica. Partiamo subito con le presentazioni e raccontaci un po’ come sei finita a Malaga.

Sono Martina, ho 26 anni e vivo a Genova. Ho studiato inglese e spagnolo al corso di laurea triennale in Mediazione Interlinguistica all’Università di Genova. Sono contenta che l’Erasmus al terzo anno fosse obbligatorio per il nostro corso di studi, perché altrimenti non so se sarei partita. L’idea dell’Erasmus mi metteva molta agitazione.
Ho dovuto scegliere tre mete: come prima scelta avevo messo Granada, seguita da Malaga e Soria. La prima scelta era stata Granada, perché dalle foto su internet era la destinazione che mi ispirava di più e l’università era molto valida… ma il destino ha voluto che mi mandassero a Malaga! Anche se all’inizio ero un po’ delusa che non avessero accontentato la mia prima scelta, mi sono subito trovata bene a Malaga. Anzi, dopo aver visitato Granada, sono stata ancora più contenta di aver vissuto a Malaga perché è una città meno turistica.
1) Come ti sentivi prima della partenza?
Mi agitava molto l’idea di stare sei mesi fuori casa, lontana da famiglia e amici, e di vivere in una città nuova da sola. In realtà, non ero mai completamente da sola perché sono partita con altri miei compagni di università, che però non conoscevo ancora bene. Insomma, sono partita con tanta agitazione, più che con entusiasmo.
2) Hai avuto qualche problema di organizzazione prima della partenza?
Allora, tolta la burocrazia, che penso sia un problema per tutti, è stato difficile trovare una casa che affittasse solo per sei mesi, perché di solito i contratti sono da un anno. Infatti, ho trovato una stanza normalmente occupata da una ragazza spagnola che era in Erasmus per sei mesi.
Oltre a questo, so che può sembrare stupido, ma ho avuto un po’ di difficoltà a fare la valigia, perché non ero mai partita per così tanto tempo. Da settembre a gennaio il clima cambia molto a Malaga perché si passa dall’estate all’inverno, quindi scegliere quali vestiti portare è stato un po’ problematico per me, specialmente perché sono partita solo con un valigione e un bagaglio a mano.
3) Era la prima volta in Spagna?
No, ero già stata a Barcellona in gita in terza media; me la ricordo bene perché è stata la nostra prima gita all’estero. Poi, sono andata a Rosas in seconda superiore perché ho studiato spagnolo al liceo linguistico, quindi le gite erano legate alle nostre lingue di studio.
4) Italia e Spagna sono considerati paesi molto simili culturalmente. Sulla base della tua esperienza, quali sono le maggiori differenze tra i due paesi?
Allora, siccome la Spagna è molto simile all’Italia, non ho riscontrato differenze importanti tra i due paesi. In generale, penso che la Spagna del Sud sia più simile all’Italia del Sud, sia come orari sia come persone e cordialità. Dato che mio papà è siciliano, conosco bene il Sud Italia e ho potuto notare molte similitudini.
Forse per me è stato difficile abituarsi ai ritmi spagnoli, perché a Malaga è normale pranzare alle 3:30/4 e cenare alle 10/10:30. Anche se a casa cercavo di mantenere un’abitudine un po’ più italiana, molto spesso era impossibile perché le mie coinquiline erano spagnole.
A differenza di Genova, a Malaga c’era sempre un clima di festa: tutti se la prendevano con calma, anche in settimana non vedevi mai qualcuno di corsa. È proprio quest’atmosfera vacanziera la cosa che mi è piaciuta di più di Malaga e della Spagna in generale.

Un’altra cosa da tenere a mente quando si va a Malaga è che bisogna fare la fila per entrare sull’autobus e si compra il biglietto dall’autista. Inoltre, ho notato che ci sono pochi animali in giro, forse non c’è la cultura dell’animale domestico come c’è in Italia. Poi, diversamente da Genova, la popolazione è molto più giovane e si vedono molte famiglie con bambini.
5) Come ti sono sembrate le persone del posto?
In generale le persone sono molto gentili, ma all’inizio faticavo a capirli. Sono arrivata lì pensando che la lingua non sarebbe stata un problema, dato che avevo studiato spagnolo dalle medie fino all’università. E invece a Malaga hanno un accento molto forte e i primi tempi capivo poco o niente. Inoltre, le mie coinquiline provenivano da città diverse, il che significa accenti diversi. Era difficile capirle, specialmente quando parlavano tutte insieme. Mi ricordo che una delle prime sere sono scoppiata a piangere in camera mia per la frustrazione di non capire niente quando parlavano. Ma piano piano ho iniziato a capirle sempre di più e alla fine dell’Erasmus a volte utilizzavo addirittura i loro intercalari. Questa cosa le faceva ridere un sacco!
6) La Spagna ha la nomea di essere una meta di divertimenti, soprattutto per gli studenti Erasmus. Puoi confermare?
È innegabile che sia un paese con un animo festaiolo, soprattutto al sud. Essendo Malaga la città più a sud della Spagna, il clima è molto caldo e si passa molto tempo all’aperto, quindi la movida è una cosa normale. Ma non c’è solo questo lato festaiolo: Malaga è piena di storia moderna, con tanti musei, teatri e cinema. Nella via principale ci sono molti negozi ed è pieno di bar e ristoranti. C’è sempre qualcosa da fare, non ci si annoia di certo. Inoltre, la Spagna costa meno dell’Italia, quindi si può andare spesso a mangiare fuori o a fare altre attività. Ad esempio, io andavo a fare un corso di Zumba in una palestra vicino all’università che costava circa 20 euro al mese.

7) Dal punto di vista accademico, quali sono le differenze che hai notato tra l’università italiana e quella spagnola?
Allora, l’università di Malaga ha due campus: uno più centrale e uno più periferico, dove andavo io. Ogni campus raccoglieva più facoltà: ad esempio, io frequentavo la facoltà di Traduzione e Interpretariato e vicino c’erano Economia, Lettere e Medicina. Questa per me era una novità perché a Genova le facoltà sono un po’ sparse per la città. Mi piace molto l’idea del campus perché ti senti parte di una grande università.
Rispetto a Genova, avevo pochissime ore di lezioni e quindi molto più tempo libero. Ho dato tre esami durante quel semestre: Traduzione italiano-spagnolo e spagnolo-italiano; Interpretazione, che è stata molto interessante; ed Economia. In generale, in Spagna sono più orientati sugli esami scritti, mentre in Italia abbiamo anche tanti esami orali. Ad essere sincera, secondo me nell’università italiana si studia di più. Gli studenti Erasmus non avevano esami facilitati, ma hanno preso comunque dei bei voti, a volte anche più alti degli stessi spagnoli. Mi aveva fatto un po’ strano, ma forse può essere dovuto al fatto che noi studenti Erasmus avevamo pochi corsi da seguire e quindi più tempo da dedicare alla preparazione degli esami.
8) L’università ha organizzato molti eventi per gli studenti Erasmus?
Le prime due settimane c’erano molti eventi di benvenuto per gli studenti Erasmus. Mi ricordo che ci hanno regalato i cappellini e la sacca dell’università e siamo stati invitati a un bel ricevimento, dove ci hanno accolto benissimo sia i professori che gli alunni. Nei mesi successivi c’erano sempre eventi a cui partecipare, ma non credo fossero organizzati direttamente dall’università.
9) Hai viaggiato molto in quel periodo?
Sì, praticamente ogni fine settimana io e i miei amici andavamo a fare una gita. Abbiamo trovato un’agenzia di viaggi, Malaga South Experiences (MSE), che organizzava gite molto belle nel fine settimana. Sono stata a Ronda, Marbella, Cadice, Siviglia, Gibilterra, Cordoba e al Caminito del Rey con MSE, mentre ho visitato Granada e Benalmádena per conto mio.
Il Caminito del Rey è forse uno dei posti che mi è piaciuto di più: si tratta di un percorso in mezzo alle rocce, davvero suggestivo. Un tempo non c’erano protezioni adeguate, ma ora è tutto in sicurezza. Sono contentissima di esserci stata perché avevano estratto a sorte i partecipanti visto il numero alto di richieste.
Siviglia è la città più bella che abbia mai visto, solo la piazza ti lascia a bocca aperta. Mi è rimasta particolarmente nel cuore perché ci siamo fermati una notte e ho potuto legare con altri ragazzi italiani. È stato molto bello.
Anche Cadice è una città molto bella ed è stato ancora più speciale festeggiare il carnevale lì, anche se è stato un po’ stancante. Io e alcuni amici ci siamo travestiti da indiani d’America e abbiamo preso un autobus per Cadice, che però è abbastanza lontana da Malaga. Siamo arrivati alle 9 di sera e siamo rimasti tutta la notte a festeggiare fuori e alle 6 siamo tornati a casa.
Ho visitato Granada in occasione dell’Erasmus Day, un raduno di studenti Erasmus da tutta la Spagna. È stato bello rivedersi con i compagni di università che erano in altre città.
Gibilterra mi ha colpito molto perché è una realtà completamente diversa dalla Spagna: nei negozi parlano soprattutto inglese e alle 6 è già tutto chiuso. È proprio una piccola Inghilterra nella penisola iberica.
Una gita che ricordo con grande piacere è stata quella a Benalmádena, una cittadina molto carina vicino a Malaga. Anche se la città in sé non ha niente di particolare, ricordo quella gita proprio con piacere. Forse me la sono goduta così tanto perché sapevo che sarebbe stata l’ultima gita prima del mio ritorno a Genova.
10) Cosa hai imparato durante questo periodo all’estero?

Innanzitutto, parto dal presupposto che l’Erasmus è un’esperienza che dovrebbero fare tutti i ragazzi, non solo chi studia lingue, perché è un’occasione di crescita personale a tutto tondo. Ti trovi a dover affrontare da sola situazioni che di solito non ti toccano se vivi con i tuoi. Esempi banali sono: pagare l’affitto e le bollette, fare la lavatrice, cucinare… Insomma, devi imparare ad arrangiarti in tutti i sensi. È vero che la tua famiglia ti sostiene da lontano e incontri persone con cui condividi l’esperienza, ma sostanzialmente devi cavartela con le tue forze. Penso proprio di avere cambiato mentalità grazie all’Erasmus e ho scoperto di sapermi adattare più di quello che pensassi.
11) Qual è stata la sfida più grande?
L’unico incidente spiacevole è stato questo: due giorni dopo essere arrivata a Malaga, in ostello mi hanno rubato 400 euro che avevo in una bustina nascosta in valigia. E lì davvero pensi che te la devi cavare da sola. Ora lo ricordo con il sorriso, ma sul momento non è stato bello: ero appena arrivata in un posto che non conoscevo, sola e spaesata… e mi rubano così tanti soldi!
Poi, in generale, la sfida più grande è stata imparare a cucinare. Per mia fortuna, i prezzi in Spagna sono molto contenuti, quindi mangiavo spesso fuori casa.
12) Con chi hai legato di più?
Ecco, ho un po’ il rimpianto di non avere legato molto con le mie coinquiline spagnole, perché alla fine stavo sempre con altri studenti Erasmus. Credo sia più facile legare con altri Erasmus e, forse, è più facile fare amicizia tra connazionali. All’inizio, io e i miei compagni di Genova avevamo detto: “Non facciamo amicizia con altri italiani” per parlare il più possibile spagnolo. Ma Malaga è piena di italiani e, puntualmente, ci siamo trovati in mezzo a loro.
Secondo me le amicizie Erasmus sono particolari perché si formano in poco tempo e in quel breve periodo si condividono tantissime esperienze. È strano perché, anche se magari ora non li sento neanche più, con alcune amicizie Erasmus ho condiviso più cose che con le mie amiche di vecchia data. Se non lo provi, non puoi capirlo. C’è anche da dire che, tanto è forte il rapporto che ti lega lì, tanto poi è difficile mantenerlo dopo. Forse con gli altri italiani è stato più semplice all’inizio, ma alla fine neanche tanto: avevo un gruppetto di amiche del nord Italia e a distanza di cinque anni sono rimasta in contatto solo con una di loro. È normale perdersi dopo un po’. Però mi sento ancora con una ragazza uruguayana, che è stata la prima persona che ho conosciuto in Erasmus mentre ero in ostello.
13) Cosa ti è mancato di Genova?

Il pesto. Il cibo spagnolo è molto buono, però è ovvio che il cibo italiano mancasse dopo un po’.
Ovviamente, mi sono mancati la famiglia e gli amici, ma sinceramente pensavo che avrei sentito di più la loro mancanza. Per fortuna, viviamo in un mondo in cui è facile tenersi in contatto con WhatsApp, Skype, ecc. Ad essere sincera, sono stata così bene in Erasmus che non mi è mancata molto casa.
14) Sei più tornata a Malaga dopo l’Erasmus?
Sì, sono tornata a Malaga per una settimana pochi mesi dopo l’Erasmus. È stato stranissimo perché sei in un posto che ti sembra di non avere mai lasciato, che è stata la tua casa per sei mesi, ma allo stesso tempo vivi la città da turista. Tornare nei luoghi in cui andavi tutte le sere e vedere che c’è gente diversa, sia come studenti Erasmus che come personale, ti lascia un po’ di malinconia. Tornassi indietro, magari aspetterei qualche anno prima di tornare a Malaga, perché altrimenti la nostalgia è tanta. Comunque, la Spagna è proprio bella: mi piace la lingua, le persone, l’atmosfera... Quindi sì, ci sono tornata e ci ritornerei volentieri.
15) Che consiglio daresti a una persona interessata a fare l’Erasmus a Malaga?
Beh, sicuramente di concentrarsi sullo studio, ma di non trascurare il lato sociale dell’Erasmus, perché personalmente ho imparato di più nella vita di tutti i giorni che in università. Goditi appieno l’Erasmus perché non ti capita più di vivere un’esperienza simile: stare sei mesi fuori casa, spensierato, conoscere gente da tutto il mondo... Non negarti nessuna esperienza, nessun viaggio, magari spendi un pochino di più, ma vedrai che ne varrà la pena. Quello che vivi in Erasmus non torna più, quindi bisogna sfruttarlo al meglio. Alcune mie amiche hanno fatto un secondo Erasmus in magistrale e tutte mi hanno confermato che il primo Erasmus è qualcosa di irripetibile.

Da un punto di vista pratico, se vai a Malaga scegli una stanza vicino al centro, non vicino all’università, perché Teatinos è in periferia e viene un po’ male per tornare a casa la sera. Secondo me è meglio fare più strada al mattino, ma essere già in centro per il resto della giornata.
Un’altra cosa che tornassi indietro non farei è tornare a casa a Natale. Per me il vero Erasmus è stato prima delle feste perché poi sono tornata due settimane a Genova e, certo, è stato bello vedere tutti, però poi quando sono tornata a gennaio a Malaga è stato un po’ triste, un po’ malinconico. Dovevo dare gli esami e avevo la consapevolezza che sarebbero state le ultime gite, le ultime uscite... Diciamo che non mi sono goduta l’ultimo mese come avrei voluto. Forse se fossi rimasta a Malaga per Natale, l’esperienza sarebbe stata continua, non “spezzata”.
Martina, ti ringrazio per avere condiviso la tua esperienza: mi hai fatto venire voglia di partire per un altro Erasmus!
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Tutte le foto in questo post sono di Martina.