Noemi
Erasmus Stories - Prima puntata: l'Erasmus a Galway (Irlanda) di Margherita
Aggiornamento: 12 mag 2020

Per la prima puntata di Erasmus Stories, abbiamo con noi Margherita, una ragazza genovese che ha partecipato al programma Erasmus ed è volata a Galway, in Irlanda. Passo la parola a lei per raccontarvi qualcosa su di sé…
Ciao a tutti, mi chiamo Margherita e ho partecipato al programma Erasmus mentre ero all’ultimo anno della laurea triennale in Mediazione Interlinguistica all’Università di Genova. Nel mio caso, l’Erasmus è stata l’esperienza conclusiva del mio percorso di studi. Sono arrivata a Galway il 10 agosto 2016 e ho frequentato la National University of Ireland Galway (NUI) per un semestre.
1) Hai scelto tu Galway, o è stata Galway a scegliere te?
Galway era la mia prima scelta. Volevo andare in Irlanda perché era un paese che non avevo mai visitato, ma che mi ha sempre affascinato. Potevo scegliere tra Galway e Cork: guardando un po’ le foto su internet, mi è piaciuta di più Galway, con le sue casette colorate, il mare, il porticciolo… Inoltre, è un punto strategico per visitare molti posti, come il Connemara, le Isole Aran e le scogliere di Moher.

2) Eri agitata per la partenza o non vedevi l’ora?
No, devo dire che non ero per niente agitata. Probabilmente ha aiutato molto il fatto che all’andata mi abbia accompagnato il mio ragazzo, quindi non mi sono sentita completamente sola. Mi ha dato molto sostegno per trovare casa e per ambientarmi i primi giorni. Ovviamente, quando se n’è andato e non avevo ancora trovato una sistemazione è stata un po’ dura, ma cercavo di tenermi occupata girando la città.
3) Sapendo bene della housing crisis in Irlanda, una domanda che ti volevo porre è proprio: hai avuto difficoltà a trovare casa?
È stata la prima grande sfida dell’Erasmus. Come già detto, sono arrivata il 10 agosto in Irlanda e mi sono dedicata alla ricerca della casa, sperando di essere sistemata prima del 1° settembre, cioè dell’inizio delle lezioni. Inizialmente, sono andata in un ufficio che si occupava di aiutare gli studenti Erasmus a trovare alloggio. Lì, mi hanno proposto delle sistemazioni in famiglia, ma sinceramente preferivo vivere con altri studenti. Alla fine, ho trovato una casa dove però sono rimasta solo un mese, perché non mi trovavo bene con i coinquilini. Inoltre, era molto distante dall’università e mi pesava il tragitto in bici sotto la pioggia ogni giorno. Per fortuna a una festa Erasmus ho conosciuto Alba, una ragazza spagnola con cui ho stretto amicizia, e mi ha invitato a trasferirmi da lei dato che c’era una stanza libera. Quindi sì, la ricerca della casa è stata un po’ travagliata, ma si è conclusa bene con un pizzico di fortuna.
4) Qual è stato il più grande shock culturale?
Sicuramente sono rimasta scioccata da quanto bevono i giovani, comprese le ragazze. La cultura del bere è molto diversa rispetto all’Italia. In generale, in Italia si beve per il gusto di bere, per assaporare un buon vino o una birra, mentre lì si ubriacano pesantemente per divertirsi. Mentre io prendevo una o due birre, la media tra gli irlandesi era di circa dieci Guinness. Penso che ci si diverta in modo diverso nei due paesi. Capisco che il clima incida molto sulle abitudini delle persone, perché in Irlanda il clima è molto piovoso e freddo, quindi tutti vanno al pub. D’altronde i pub irlandesi sono davvero belli: c’è sempre un ambiente di festa, musica dal vivo… è facile lasciarsi trascinare e alzare un po’ il gomito.
5) Dal punto di vista di università, come si è strutturato il tuo semestre?
In totale ho dato quattro esami, che mi sono stati tutti riconosciuti a Genova. Rispetto al mio learning agreement, li ho cambiati praticamente tutti, ma sono molto soddisfatta della mia scelta perché ho frequentato solo corsi che mi interessavano. Per esempio, ho fatto un corso molto bello di Art and Performance su un’opera teatrale irlandese. Scrivere così tanti essay mi ha aiutato molto a migliorare la produzione scritta in inglese.
L’università mi ha colpito molto, ho un ricordo positivo dei miei studi lì. Se il clima irlandese a volte mi buttava giù, i corsi all’università mi tiravano su il morale. L’ambiente e le strutture dell’università sono veramente belli; entravi nel campus e pensavi: “Ah, che bellezza!”. L’unica cosa è che secondo me un semestre è troppo poco per valutare bene l’università e il posto, quindi diciamo che mi ha lasciato un senso di incompletezza.
(Il Learning Agreement è un documento che gli studenti Erasmus devono completare prima della partenza. Su questo documento, lo studente deve indicare gli esami che intende dare durante il suo soggiorno all'estero.)

6) Hai partecipato ad alcune societies mentre eri lì?
Sì, un aspetto bellissimo delle università irlandesi sono le societies, cioè delle associazioni studentesche basate su passioni comuni. A Galway ce n’era una lista infinita, ma mi sono dovuta frenare perché sennò non avrei avuto tempo per studiare.
Mi sono iscritta alla French society per mantenere il mio livello di francese: una volta alla settimana organizzavano attività per esercitare il francese, come guardare un film in lingua. Per mantenermi un po’ in forma, mi sono iscritta alla Zumba society, e mi ero divertita come una matta, anche se devo ammettere che a volte ero vinta dalla pigrizia e restavo a casa. Ho anche frequentato la Orchestra Society, che però mi ha un po’ deluso. Non per colpa loro, è solo che c’era una disparità pazzesca come numero di strumenti: ero l’unica a suonare la tromba, mentre c’erano circa dieci flauti. In compenso, mi sono iscritta alla banda di Galway dove mi sono trovata benissimo: l’ambiente era stupendo, mi hanno accolto a braccia aperte. A metà delle prove prendevamo tutti insieme tè e biscotti in cucina. È stata un’esperienza bellissima dal punto di vista umano, ma a livello musicale il programma era un po’ limitato rispetto a quello che faccio con la banda a Genova.
Ma la ciliegina sulla torta è stata la hiking society: ho partecipato a cinque escursioni, ma la prima è stata traumatica. Non ricordo esattamente dove fossimo andati, ma stavamo camminando su per una collina. Giornata stratosferica, neanche una nuvola, quindi siamo partiti tutti pompati per l’avventura. Iniziamo a scalare la collina: invece di procedere a zig-zag, i due ragazzi che ci facevano da guida sono partiti in quarta salendo dritti. Pur avendo fiato, facevo un po’ fatica a stargli dietro, mentre alcune ragazze erano rimaste in fondo. In particolare, una ragazza tedesca non riusciva proprio a tenere il passo; a un certo punto si è messa a piangere perché non ce la faceva più, poverina, ma le guide non sembravano disposte a fermarsi ad aspettarla. È vero che all’inizio ci avevano avvertiti che fosse faticoso, ma nessuno si aspettava fosse così tosto.
Arrivati in cima al cucuzzolo, ci siamo fermati per pranzare. Ho iniziato a mangiare il mio panino sotto un bellissimo cielo blu e quando l’ho finito il cielo iniziava a rannuvolarsi. Per farla breve: è scoppiata una tempesta che non so manco descrivere. Ora ci rido sopra, ma in quel momento ero davvero spaventata. La pioggia colpiva così forte che mi faceva male alla pelle; la nebbia copriva tutto e non si vedeva niente; il vento era talmente forte che ad un certo punto una delle guide, una ragazza abbastanza minuta, è stata scaraventata a due metri di distanza. Gli steccati delle mucche si sono abbattuti per terra e ci siamo messi a gattonare. Guardando le facce degli istruttori mi sono resa conto che erano seriamente preoccupati. Mentre stavo gattonando, una folata di vento fortissima mi ha fatto volare via gli occhiali (nuovi, tra l’altro). Ho iniziato a cercarli ma, figurati, non li avrei mai più ritrovati. A causa del vento, ho dovuto urlare alle guide: «Ho perso gli occhiali!», e loro: «Non cercarli, dobbiamo andare!». Mi sono dovuta arrendere e mi è venuto da piangere. La discesa è stata qualcosa di infernale. Ogni tre per due scivolavamo nel fango, qualcuno si è anche slogato una caviglia. Io sono scesa a braccetto con uno degli istruttori dato che non avevo gli occhiali.
Arrivata finalmente al pullman, sono stata due ore con i vestiti imbrattati di fango fino a collo, senza avere la possibilità di cambiarmi. Avevo un freddo alle ossa indescrivibile. Una delle sensazioni più belle della mia vita è stata la doccia bollente a casa, mi è sembrato di rinascere. È un episodio che sicuramente racconterò ai miei nipoti.
7) L’università ha organizzato molti eventi per gli studenti Erasmus?
Sì, organizzavano molti eventi e feste, come la Silent Disco dove ho conosciuto la mia coinquilina spagnola. Ho partecipato a queste attività soprattutto all’inizio per conoscere altri studenti Erasmus. All’interno del campus c’era anche un pub dove spesso si riunivano gli studenti Erasmus. Era molto carino, mi ricordava un po’ “I Tre Manici di Scopa” in Harry Potter.
8) Qual è stata l’esperienza più bella dell’Erasmus?

Le Scogliere di Moher mi hanno lasciato a bocca aperta. Le ho viste sia con il maltempo, che ha reso l’atmosfera super romantica, sia con il sole. Stupende in entrambi i casi.
Le Isole Aran mi sono rimaste nel cuore. Le ho visitate diverse volte: con una mia amica, con il mio ragazzo e con i miei. Ho fatto tutto il giro in bicicletta dell’isola più grande, Inis Mór Island. Ho anche un ottimo ricordo di un ristorantino dove ho mangiato lo spezzatino alla Guinness, buonissimo.
9) Ecco, a proposito di cibo, come hai trovato il cibo irlandese?
Vorrei specificare che la cucina irlandese non ha niente a che vedere con quella inglese. La qualità della carne, del pesce e del latte è ottima, peccato che non abbiano molta fantasia in cucina. Però i loro piatti tipici sono davvero squisiti, in particolare la zuppa di pesce.
L’unica cosa che non mi piace per niente è il cheddar, un formaggio molto comune in Irlanda e nel Regno Unito. Ho avuto il mio primo incontro con il cheddar appena atterrata a Dublino. Era più o meno l’ora di pranzo e il bus per Galway sarebbe arrivato dopo qualche ora. Vado al bar per mangiare qualcosa e vedo un panino con tonno e carote alla julienne. Penso: “Ah, bene, iniziamo con cibi sani: tonno e carote, che vuoi di più salutare?” e infatti doveva venirmi dubbio! Lo addento. Sai quando ti aspetti un sapore e invece è tutt’altro? Mi aspettavo il gusto fresco della carota e invece era cheddar tagliato alla julienne. Sono stata ingannata: il cheddar era così arancione che l’ho scambiato per carota!
10) Come descriveresti Galway?

Galway di per sé è una cittadina tranquilla, ma nella via principale High Street è sempre pieno di artisti di strada che si esibiscono, soprattutto ballerini e musicisti; sarei stata ore a guardarli. Ho un bel ricordo di un negozietto dove ho comprato il Claddagh, l’anello irlandese, e sono rimasta a chiacchierare con la commessa, simpaticissima.
Quello che mi è piaciuto meno di Galway è il clima, a volte è davvero ostile. Sempre legato al clima, direi che ho sentito la mancanza di alternative al pub per passare il tempo libero, dato che era l’unico posto dove andare quando faceva freddo e pioveva.
11) È stato facile stringere amicizie?
Con gli altri studenti Erasmus è stato molto facile, soprattutto con altri italiani e spagnoli. Con gli irlandesi invece non sono riuscita a stringere amicizie; forse questa è l’unica cosa che cambierei del mio soggiorno lì. Potessi tornare indietro, cercherei di fare io il primo passo, anche a costo di fare una figuraccia. Gli irlandesi sono molto estroversi nei pub, magari ti offrono persino una birra, ma appena cerchi di approfondire la conoscenza, si chiudono a riccio. Forse cinque mesi è un po’ poco per integrarsi.
12) Ti è mai mancata casa? In particolare, cosa ti mancava dell’Italia?
Sì, assolutamente, mi mancava un po’ tutto di casa, amici, famiglia e sì, anche la mia bella cameretta, dato che a Galway ho dovuto condividere la camera con un’altra ragazza.
Ho avuto momenti bui, anche dovuti al clima. Penso sia normale perché è la prima grande esperienza fuori casa e, soprattutto, fuori dall’Italia. Ecco, più che la tristezza di essere lontana da casa e dagli affetti, la cosa che mi spaventava di più era l’idea di tornare e dover affrontare certe cose che con l’Erasmus erano rimaste in sospeso, tipo i due esami che non avevo passato. Ero ancora a Galway e già mi prendeva l’ansia per gli esami che mi attendevano, quindi mi sono un po’ rovinata le ultime settimane lì. Inoltre, a Galway mi sono accorta di non essere per niente soddisfatta della mia laurea triennale e stavo addirittura pensando di cambiare corso di studi una volta tornata a Genova. Alla fine ho stretto i denti e ho finito il percorso che avevo già iniziato, ma sì, c’è stata anche questa crisi esistenziale.
13) E ora che l’esperienza Erasmus è finita da un po’ di anni, ti manca l’Irlanda?
Eh sì, ultimamente sì. Seguo una pagina su Facebook che si chiama This is Galway e, quando vedo le foto stupende che pubblicano mi prende un po’ quello che chiamano il “Mal d’Irlanda”. Per me il “Mal d’Irlanda” è legato in primis ai paesaggi, che sono qualcosa di catartico, così selvaggi e brulli. Mi manca la quiete: uscire e vedere due pecorelle per strada. Poi, anche l’aspetto culturale e musicale è molto forte. Anche se non mi piace ubriacarmi fino a star male, i pub irlandesi sono posti magici. Entri e vedi questi pub tutti in legno, la gente che canta, ride, scherza, balla… sicuramente esci che non sei depresso. Mi manca molto.
14) Che consiglio daresti a una persona interessata a fare l’Erasmus a Galway?
Beh, sicuramente il consiglio che darei è di muoversi con largo anticipo per trovare casa. Inoltre, credo che sia meglio spendere di più, ma vivere in una casa accogliente, perché altrimenti ne risente la tua esperienza Erasmus.
In secondo luogo, consiglierei di cercare di fare amicizia con la gente del posto, anche se è difficile. Perché ovviamente conoscere un irlandese vuol dire scoprire il posto con occhi diversi. A posteriori, mi impegnerei a conoscere più persone del posto. Se ci penso, questo è un aspetto dell’esperienza che mi manca.
Mi piacerebbe molto tornare a Galway in vacanza, perché mi mancano quei posti. Se avessi la possibilità, andrei domani a fare un giro alle Isole Aran.
Margherita, grazie mille per aver risposto alle mie domande! Spero che questa intervista sia stata utile a chi si accinge a partire per l’Erasmus o che vi abbia semplicemente portato in Irlanda con la fantasia.
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Tutte le foto in questo articolo sono state scattate da Margherita.